Un incompleto, un brandello di un diario di viaggio inesistente
“Dopo una lunga riflessione, al termine di una riunione di condominio alla quale, si metta agli atti, erano presenti il mio cervello (si, ne ho uno) da overthinker, il mio cuore gipsy e tutti i miei dubbi (uno spettacolo da vedere, uno stadio gremito, una riunione condominiale, in uno stadio…pieno. Pieno di dubbi), all’unanimità si è deciso di scrivere queste note. Le 2 motivazioni principali che hanno portato a questa decisione sono le seguenti: il fare pratica nello scrivere, che pare possa riuscirmi bene talvolta e che anche quando non lo fa, mi procura comunque un discreto piacere: il cercare di analizzare le mie emozioni, riorganizzandole nella testa e consegnandole alla carta, beh ai pixel direi, nel tentativo di capirle e lasciarle andare, smettendo di giudicarle (mi?) sempre con tanta rabbia. Un blando tentativo di fare pace con me stesso insomma e, conoscendo i miei demoni, mi sa che per una volta nella vita ho un progetto ambizioso.
È davvero difficile scrivere… no dico, proprio fisicamente: sono in un bus in Nuova Zelanda, che mi sta sballottando da Wanaka a Franz Josef, tra un tornante e l’altro, cerco di non vomitare, di scrivere cose sensate scandagliando la mia anima, e intanto godere dello spettacolo mozzafiato che si sta srotolando fuori dai finestrini. La Natura avendo “solo” a disposizione qualche centinaio di milioni di anni, e arnesi come acqua, vento e forze sismiche, se l’è cavata piuttosto bene qui in NZ. Mi è sempre piaciuto viaggiare in treno: il dondolio della vettura che mi culla mentre il paesaggio mi scorre addosso; e in questo caso, che paesaggio! Siamo in una parte molto selvaggia e incontaminata del paese, non ci sono case, resorts e ripetitori telefonici; se non fosse per il serpente di asfalto che attraversa questo territorio e le poche macchine che lo cavalcano, si direbbe che l’essere umano, qui, ancora non ci ha messo piede: per fortuna, o sfortuna, non è così. Chilometri e chilometri di catene montuose che si inseguono, con indosso mantelli di foresta fittissima che lasciano solo spazio, qualche volta, all’inarrestabile acqua: cascate, torrenti, piccoli corsi d’acqua, saltano giù dalle rocce e si riposano nelle immense vallate ai piedi di questi giganti, le Alpi neozelandesi. L’inverno non è ancora arrivato, ma l’Autunno si affretta ad impacchettare le sue cose: ancora si possono godere i mille colori di questa stagione, e già si può avere un’anteprima della prossima. Le vette innevate, il ghiaccio che ricopre tutto durante la notte e scappa via nelle prime ore del mattino”